domenica 24 dicembre 2017

Buon Natale!


Quando gli uomini vivevano con la natura, nel tempo dell'anno che il Sole ritornava a salire nel cielo, sentivano di dover festeggiare il grande avvenimento adornando un abete nella foresta e, nella radura luminosa, con danze e canti si rallegravano nel cuore. 
Poi, dal Paese dove il mare non gelava mai, un giorno arrivarono alcuni uomini ad annunciare la grande novella: era nato Uno che portava la luce. La luce dentro di noi, non fuori di noi. Così per festeggiare quest'Uomo unirono la sua nascita alla festa del Sole.
(Mario Rigoni Stern, Arboreto salvatico, Einaudi 1991)


martedì 19 dicembre 2017

Il mio amico Giuliano Paladini

Giuliano Paladini avrebbe potuto iniziare a dipingere molto prima. Ma ci si mise di mezzo una delusione infantile. Ai suoi tempi poteva capitare – e a lui capitò – di frequentare, alle elementari, classi miste non solo per sesso, ma anche per età: dalla prima alla quinta tutti insieme. Fu indetto un concorso di disegno. Giuliano fece per l'appunto un disegno. La maestra lo prese e lo fece partecipare, ma col nome di una bambina, la prima della classe, che però non sapeva tenere in mano una matita. Vinse il disegno di Giuliano, ma il premio, un ambito e costoso kit per dipingere, se lo aggiudicò la bimbetta. Giuliano non la prese bene, anche se non ha mai portato rancore alla maestra, né alla piccola usurpatrice. Nondimeno, rimosse ogni velleità artistica e non ci pensò più.
Vi sono però appuntamenti che si possono solo rimandare, non annullare. Nel 1971, all’età di 25 anni, Giuliano sposò Laura. Due anni dopo, il bilancio non voleva ancora saperne di quadrare. Pazienza. Volevano lo stesso un quadro da mettere in sala per completare l’arredamento, anche se i mobili non avevano ancora finito di pagarli. Andarono da un pittore, che per una sua opera gli chiese 50.000 lire di allora. Mezza mensilità. Giuliano disse: “Oh, senti: se tanto mi dà tanto, un quadro piglio e lo faccio io!”. Laura scoppiò in una risata epica. Il giorno dopo Giuliano andò a comprare tela, pennelli e colori. Era il 1973.
Nel 1977 Giuliano inaugurò la sua prima personale. 


Fu a Borgo S. Lorenzo presso la galleria La Medicea di Renzo Giovannini. Gli procurò non pochi consensi. Amilcare Giovannini la recensì in termini entusiastici: “…come se il seme di Giovanni Malesci si sia accostato a quello degli altri per creare una ‘pittura mugellana’ destinata sempre a rimanere nel tempo.” Giuliano sorrideva, ma dentro di sé pensava: chi diavolo è Giovanni Malesci?. Perché non solo non conosceva l’erede prediletto di Giovanni Fattori. Non conosceva neanche Giovanni Fattori. “Conoscevo solo Giotto, di nome più che altro." Per forza. A Vicchio è tutto Giotto. Piazza Giotto, Trattoria Giotto, Abbigliamento Giotto, Autocarrozzeria Giotto. "E io da ragazzo, figurati, facevo parte dell'Associazione Pescatori Giotto! Ad ogni modo i Macchiaioli mi divennero familiari solo in seguito. Intanto dipingevo la stalla a Senni, dove mio babbo ancora lavorava. E poi i posti dove andavo a pescare, anche se questi quadri sono andati perduti. Sono stato un autodidatta al 100%. Anche perché volevo farmi insegnare da Mauro Simoni ma, giunto davanti alla sua porta, mi vergognai di suonare…”

Alla Casa di Giotto con Fabrizio Borghini e Sonia Paladini

Il talento, se prorompente e accompagnato dalla passione, non puoi fermarlo. Le conoscenze tecniche e le basi culturali vengono di conseguenza. Quarant’anni di cammino e crescita hanno fatto di Giuliano una delle figure più importanti nel panorama artistico mugellano. Come pittore e come promotore culturale. L’Associazione Giotto e l’Angelico, di cui oggi è Presidente, nacque una quindicina d’anni fa per volontà di diversi pittori, e lui era uno dei più entusiasti. Da allora a oggi, quanti grandi nomi vi sono passati? Eccone solo alcuni: Antonio Cifariello, Mater, Luigi Romei, Carlo Galleni, Vedda, Marco Sbolci. Ma la presenza di Giuliano è sempre stata costante. La Casa di Giotto a Vespignano, proprio grazie all’Associazione che l’ha avuta in gestione dal Comune di Vicchio, è oggi un polo culturale di prim’ordine dove si fanno conferenze, teatro, concerti, mostre, e – direi soprattutto – s’insegna. Corsi di acquerello, intaglio, pittura a olio, arazzi e via elencando. “Non abbiamo ambizioni da accademia” ha tenuto a precisarmi. “L’intento, mio e dei miei colleghi, è quello di aiutare persone che lo desiderano a migliorarsi, ad affinarsi, ad acquisire nuovi mezzi per poter esprimersi e comunicare nel miglior modo possibile. Qualunque uso vogliano fare di quanto imparano: un hobby, una passione, una professione.”.

Un'insolita (ma non tanto) marina.

Quanto ai soggetti di Giuliano, preferisco (de)scriverne raccontando una storia, per sua stessa ammissione la più significativa della sua vicenda sia artistica sia umana.
“Una quindicina d’anni fa” racconta “il periodico veronese Vita in campagna cercava, per una copertina, un dipinto che mostrasse un’aia, e trovarono uno dei miei sul web. Mi chiesero l’autorizzazione per usarlo e gliela concessi volentieri. Fu un successone. Poi però non seppi più nulla di loro. Dopo un silenzio di 5-6 anni, un giorno ricevetti una copia del periodico. Dentro c’era una lettera in cui mi proponevano una collaborazione continuativa con loro, per le copertine.”. Questa collaborazione dura ancora oggi, e toccò il suo punto più alto nel 2014: una esposizione, allestita all’interno della Fiera svoltasi a Brescia e organizzata dal periodico stesso. Durò solo tre giorni. Ma alle volte contano più tre giorni di trent’anni. 38.000 visitatori poterono ammirare 40 dipinti di Giuliano Paladini.

 “Non mi aspettavo una risposta così profondamente sentita”, mi raccontò. “Da sempre il mio intento è trasmettere col pennello il cuore della campagna, e del lavoro che la lega all’uomo. Mai prima d’ora mi era capitato di comprendere in modo così palpabile di esserci evidentemente riuscito. Visti i quadri, tutti volevano parlare con me, emozionati, commossi, un paio con le lacrime agli occhi. Sono stato preso d’assalto. E non erano critici d’arte, erano soprattutto contadini, giovani e vecchi, tutte persone legate in modo intimo al lavoro della terra, che là è molto sentito. Mi facevano domande, mi facevano complimenti per i dipinti, mi ringraziavano solo per averli fatti. Elogi dalla critica ne ho avuti tanti ma, per carità con tutto il rispetto per la critica, questi sono stati per me tanto più importanti in quanto provenivano da persone appassionate non di pittura, bensì del loro lavoro. Del quale, mi hanno detto, ho colto l’essenza.”. Quello della Fiera è diventato un appuntamento annuale fisso, cui Giuliano non partecipa più da solo, ma in compagnia di suoi allievi.


Se vivessimo anche solo una quarantina d’anni fa, avrei potuto scrivere: Giuliano Paladini, ormai anziano, continua a dipingere. Ma Giuliano ha avuto la fortuna di vivere in un’epoca in cui nessuno si sorprende se passati i 70 si è ancora nel pieno dell’attività. Giuliano è per l’appunto ancora nel pieno dell’attività. E guarda avanti. Dopo aver esportato i suoi lavori dal Mugello verso il resto della Toscana, e poi verso Liguria, Emilia Romagna, Friuli, Veneto, Lazio (quante personali non se lo ricorda neanche lui, gli sembra oltre la sessantina), non si è fermato e non si ferma. Si è dato e si dà da fare, prima per la realizzazione e ora per la promozione, di un’altra creatura dell’Associazione Giotto e l’Angelico: il libro celebrativo del 750° anniversario della nascita di Giotto. S'intitola Giotto e il Colle di Vespignano, Ed. Masso delle Fate. Da cosa nasce cosa, e dal volume stanno nascendo nuove iniziative e collaborazioni. Mi limito a citare quella con il pittore e scultore Adele Vadacca di cui ho parlato di recente qui.

A Pontassieve con Mauro Mannelli e il sottoscritto. Foto di Sandro Zagli


 Il 16 dicembre Giuliano Paladini ha inaugurato la sua ultima personale. S'intitola La mia campagna, sarà visibile fino al 31 gennaio 2018 ed è allestita all'interno del Palazzo Comunale di Pontassieve, nella bella Sala delle Eroine affrescata da Ferdinando Folchi. Com'era da aspettarsi, è stata una festa. Oltre che, ça va sans dire, una conferma, l'ennesima, del valore e della sincerità di un artista instancabile e generoso. "Pontassieve è una località nei dintorni della quale ho dipinto molto spesso: i casolari, i campi, la vita rurale, insomma i soggetti che amo da sempre ritrarre, che qui non di rado mostrano degli spunti di uno straordinario interesse, e da cui ho ottenuto risultati di grandissima soddisfazione.”

giovedì 7 dicembre 2017

Messeri e buon vino da Bellagio a Vicchio.


Si legge sul sito del pittore e scultore Abele Vadacca, di Bellagio: "Uno dei simboli ricorrenti è la piuma, quale raffigurazione di leggerezza, delicatezza, libertà." E una piuma si trova piantata sul tronco di supporto a sovrastare un bassorilievo di terracotta dai colori caldi, che da domenica 3 dicembre fa mostra di sé nei locali della Casa di Giotto a Vespignano (Vicchio).
Il bassorilievo s'intitola Messeri e buon vino in viaggio nel tempo. Mostra Dante e Giotto che, in opportuna presenza di un oste compiacente, stanno per fare un brindisi di fronte la Casa di Giotto stessa. Abele è venuto dalle sponde del Lago di Como, insieme con l'amico Giulio De Bernardi, per portarlo in dono agli amici dell'Associazione Giotto e l'Angelico.
 
Giulio De Bernardi e Abele Vadacca

L'amicizia così suggellata nacque nel 2015 a Bellagio. L'Associazione Giotto e l'Angelico partecipò all'Expo. Un folto gruppo di artisti che ne facevano parte si recò a Milano. Terminata la kermesse, si presero un giorno di vacanza. Trovatisi sul Lago di Como, decisero di andare a visitare Bellagio. Vi giunsero all'ora di pranzo inoltrata. Mossi da istinti gustativi ben più che da velleità artistiche, nondimeno rimasero colpiti dall'insegna di un locale chiamato La Divina Commedia. Entrarono. Conobbero il deus ex machina Giulio De Bernardi e, tra un - prelibato - piatto e l'altro iniziarono a disquisire con lui di arte, di storia, di Toscana, di Dante, di pittura. E di Giotto. Per Giulio fu un invito a nozze, non avrebbe chiesto di meglio. Non la finivano più. "Insomma nacque un'amicizia, gli interessi comuni erano veramente tanti" mi racconta Giuliano Paladini, Presidente dell'Associazione. "Giulio è venuto a trovarci più volte a Vespignano, e ci ha voluto presentare il suo grande amico Abele. Anche con lui l'intesa è stata immediata."

Abele Vadacca, classe 1964, allievo di Floriano Bodini, della Toscana ha conosciuto soprattutto Carrara, per motivi non difficili da comprendere. Il marmo resta il suo materiale preferito ("il bronzo è un po' più puttana del marmo" ha ammesso), e poi sulle Apuane ha incontrato e conosciuto colleghi del calibro di Giacomo Manzù e Henry Moore. Di quest'ultimo ricorda ancora l'umiltà da maestro artigiano che lo caratterizzava, unita all'attenzione per le piccole e piccolissime forme della natura - conchiglie, ecc.-, lui che al grande pubblico è noto soprattutto per certe sue opere mastodontiche.
Naturalmente, cercherete invano tra le opere di Abele riferimenti diretti a Moore o ad altri maestri, perché il suo percorso estetico è assolutamente personale. Guardate, sul suo sito, tutte le variazioni sul già citato tema della piuma. Guardate le sue opere monumentali, tra cui la splendida Maternità. Oppure le sue opere pittoriche, in cui ogni volta sembra stare per cedere alla tentazione di lasciare il figurativo, ma all'ultimo tuffo al figurativo rimane fedele, non senza aver conferito alle sue forme aspetti nuovi che sfociano in interpretazioni del tutto inedite.

Giulio De Bernardi, Abele Vadacca, Fabrizio Borghini,
Adriano Bolognesi e Giuliano Paladini

L'idea del brindisi tra Giotto e Dante è stata di Giuliano. Il quale ha sempre avuto un'idea fissa, che purtroppo la storia non è in grado di confermare: che a Vespignano ci sia stato un incontro tra il padre della lingua italiana e il padre della pittura moderna. "Se questo incontro non c'è stato, mi piace immaginarmelo lo stesso. Ne ho parlato con tanti. A voler dirla tutta ne ho stressati tanti." Confermo, tra questi ci sono anch'io! "Finché alla fine ho convinto Giulio e Abele, i quali hanno accettato di buon grado di essermi complici, e hanno inventato insieme questo episodio di fronte la Casa di Giotto."


Così, Abele ha creato un bozzetto, che - a illustrare un testo di Fabrizio Scheggi, anch'egli convinto da Giuliano - è comparso sul libro Giotto, la casa, il Colle di Vespignano, realizzato dall'Associazione per le edizioni Masso delle Fate in occasione del 750° della nascita di Giotto. Per illustrare questo episodio storico che non c'è mai stato ma che in fondo tutti amiamo credere ci sia stato, Abele ha voluto ritrarre l'oste che mesce ai due illustri ospiti con le fattezze di Giulio De Bernardi.
Lo stesso bozzetto è stato presentato lo scorso 8 ottobre a Bellagio, con una cerimonia solenne e partecipata che Giuliano Paladini ancora ricorda con commozione. Del resto, sul Lago di Como Giuliano ci era tornato già varie volte.
Dal bozzetto si è approdati al bassorilievo. Abele ha preferito la terracotta per l'idea di calore, soprattutto in senso umano, che è in grado di trasmettere.
Il 3 dicembre, infine, la consegna dell'opera alla Casa di Giotto. Ultimo atto, ma solo per quanto riguarda il bassorilievo, perché non ci sono dubbi che la collaborazione tra Vespignano e Bellagio è solo agli inizi.